Quando ci si incammina consapevolmente, quando si tenta di costruirsi una coscienza nuova delle cose, quando si lavora per sentire profondamente un sentimento di familiarità coi propri luoghi, allora si instaura un rapporto con la terra, con la strada, coi profili urbani, con la variabile sinuosità dei paesaggi, che inevitabilmente costringe ad interiorizzare l’esperienza. Ed interiorizzare un’esperienza è sempre un sintomo di crescita, è sempre un rito di purificazione che libera l’istinto dalla via pregiudizievole ed impegna la fantasia a raccontare una realtà, che benché personale risulterà comunque oggettiva. Voglio immaginare che possa essere partito cosi questo viaggio, sin dai primi momenti di organizzazione e condivisione, sin dai treni presi alle prime ore del mattino ed i tempi svelti da ricercatori di tesori. Molte teste, tante idee, una bussola per orientare il passo ed un taccuino come primo filtro, come scatola dei ricordi riscoperti, come un’ equazione di cui intimamente si conosce il risultato. Leggo “Appunto di viaggio” come incipit del mio racconto. E che si chiami inizio o principio è comunque l’immagine più convincente della partenza.
Testo e foto di Elisa Longo
Nessun commento:
Posta un commento