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MARIA GRANDINETTI MANCUSO




















Maria Grandinetti Mancuso
Soveria Mannelli (Catanzaro), 1891-Roma, 1977
Paesaggio                                                 
1925-1930 [?]
olio su tela, 50,5×40 cm

Maria Mancuso dipinse Paesaggio probabilmente nel lungo intervallo di tempo, dal 1919 al 1929, durante il quale l’artista si eclissò dalla scena artistica romana, non partecipando ad alcuna manifestazione di rilievo di quegli anni. Il dipinto, tipico esempio di arcaismo pittorico, fu realizzato in un arco temporale che va dal 1925 al 1930 circa, in linea con la data “926” appena leggibile ma probabilmente non autografa, che si legge sul recto dell’opera, e che potrebbe essere verosimile per analogie con altri dipinti ascrivibili agli stessi anni (Lombardi 2002, p. 193, n. 25)[1]. In primo piano sulla sinistra si scorge un grosso albero che, in posizione decentrata, s’impone in maniera determinante su tutta la scena. Pochi tratti con cui l’artista ha delineato la forma geografica del territorio, sono il frutto di una conquista formale essenziale che, tuttavia, non fornisce dati sufficienti per chiarire se il luogo rappresentato sia stato osservato direttamente dalla pittrice, o faccia parte di quel bagaglio culturale e delle emozioni che si portava dietro dall’infanzia (la Calabria era un “luogo interiore” retaggio di suoi ricordi di bambina). I diversi rimandi soprattutto alla tecnica compositiva di Carlo Carrà si spiegano col fatto che Maria Mancuso ebbe modo di frequentare il pittore (vecchio sodale al tempo della rivista “Valori Plastici”), diversamente, invece, per quanto riguarda i colori che nella Mancuso sono particolarmente cupi e intensi. In quest’opera notiamo altresì una predominanza di colori bruni che insieme agli altri colori modulati tonalmente producono una “pittura sostenuta da un vigoroso nativo senso plastico […] il colore come apparizione […] rivelatore dei corpi e dello spirito” (Melli 1936). La tavolozza cromatica della pittrice non ha riscontri in Italia e “può far ricordare, semmai, qualche momento di Derain” (Vivaldi 1976) le cui opere potrebbe probabilmente avere conosciuto direttamente o attraverso la mediazione di Carrà. 

Bibliografia
R. Melli, Maria Mancuso Grandinetti, in Quadrivio n. 21, Roma, 22 marzo 1936, p. 6.
C. Vivaldi, Introduzione, in S. Weller, Il complesso di Michelangelo, Pollenza-Macerata 1976, p. 13.
F. Lombardi, Maria Grandinetti Mancuso, pittrice romana dalla “Secessione” al secondo dopoguerra, Soveria Mannelli (Catanzaro) 2002.

[Daniela Pedi]



[1] Sulla base di un confronto con opere analoghe presenti nella monografia della Lombardi (cfr. pp. 184-186), Tonino Sicoli ha proposto la datazione 1920-1925 ca.: cfr. T. Sicoli, La Metafisica dell’Opulenza, in “Il Quotidiano della Domenica”, domenica 5 aprile 2009. 

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