Mario Ceroli
Castel Frentano (Chieti), 1938
Lo sviluppo del mezzogiorno
1981
tecnica mista, 400×200 cm
Collezione MAON, Rende
Mario Ceroli non è uno scultore in senso
tradizionale. Nel suo lavoro è infatti, in molti casi, inscindibile la scultura
dalla pittura e dalle opere su carta che sono più che disegni. È il caso di Lo
sviluppo del mezzogiorno, realizzata nel 1981, che già dal titolo ammicca a
significati e contenuti che vanno oltre le barriere del supporto materiale. Dal
punto di vista formale, è possibile riconoscere diverse figure riconducibili al
suo precedente operare artistico. Sono visibili inoltre alcuni attrezzi come
una pinza e delle seghe, oggetti appartenenti alla carpenteria architettonica,
quasi a mettere tra parentesi il suo intero lavoro riducendolo al fare manuale.
Un appunto formale riguarda la gamma cromatica utilizzata: il supporto
prevalente è la carta che, fatta eccezione per alcuni colori in contrasto,
viene declinata nei toni caldi del legno, simbolo di un unione dell’artista con
il suo materiale prediletto, che va oltre il supporto utilizzato, e che pur non
essendo presente, in realtà c’è ma sotto forma di indice. Per comprendere
questo concetto è necessario fare appello a Marcel Duchamp, e a quella che può
essere l’opera precedente maggiormente affine a quella di Ceroli, ossia Tu
m’ del 1918 (Yale University Art Gallery, New Haven, dono di Katherine S.
Dreier). Il lavoro dunque può essere letto come un panorama dell’indice
delle opere di Ceroli, ma esperite sotto forma di ombre. Una sorta di
autoritratto in cui vengono condensate le tappe principali dell’attività
artistica del maestro, la sua dipendenza totale dal fascino del legno e, infine
il suo interesse per la situazione economica e politica italiana.
Bibliografia
M. Calvesi, Ceroli, la vittoria della
luce, Roma 1983.
M. Calvesi, editoriale: Ceroli alla
ribalta, Roma 2013.
[Marianna Longo]
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